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mercoledì 27 settembre 2006

Raccolta, trattamento e riciclaggio di batterie e accumulatori usati: una nuova direttiva europea disciplinerà il settore

Il mercato delle batterie “primarie” (o “non ricaricabili”) e “secondarie” (o “ricaricabili”, più propriamente definite “accumulatori”) viene comunemente suddiviso in due gruppi principali: il settore "portatile", che comprende i prodotti di peso inferiore ad 1 kg ed il settore "industriale e da autotrazione", rappresentato dalle batterie pesanti oltre 1 kg.

Recenti statistiche individuano in oltre 1,2 milioni di tonnellate le batterie e accumulatori che circolano annualmente nell’UE-15, rappresentate da 160 mila tonnellate di batterie portatili, 900 mila tonnellate per autotrazione e 190 mila tonnellate di batterie industriali.

Da queste cifre si comprende come batterie primarie e secondarie rappresentino una fonte essenziale di energia per la nostra società: d’altro canto, proprio a causa della loro massiccia diffusione, esse costituiscono un rischio ambientale qualora – a fine vita - vengano smaltite in maniera non rispettosa dell’ambiente.

La problematica dello smaltimento improprio di batterie a accumulatori nel flusso dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) è un’emergenza che non riguarda tuttavia né il segmento”industriali” né il segmento “da autotrazione” in quanto, in relazione all’elevato valore del metallo in esse contenuto e per l’esistenza di validi strumenti legislativi e di modelli organizzativi ormai collaudati, si può ritenere che il prodotto esausto affluisca per la quasi totalità alla raccolta differenziata.

Diverso è il discorso relativamente al segmento “portatile” per il quale l’assenza di incentivi economici a favore dei soggetti che contribuiscono alla raccolta differenziata, la mancanza di una adeguata informazione circa i rischi ambientali di uno smaltimento improprio e la facilità di stoccaggio a “fine vita” hanno sino ad ora portato ad un massiccio afflusso di questo prodotto, quando esausto, nei Rifiuti Solidi Urbani.
E’ così che attraverso l’incenerimento dei RSU o la loro immissione in discarica, mercurio, piombo e cadmio contenuti in molte tipologie di pile ed accumulatori, possono diffondere nell’ambiente dando luogo a fenomeni di accumulo e di ingresso nella catena alimentare.

Particolarmente significativo è il caso del cadmio per il quale si stima che, nelle realtà nazionali prive di adeguati sistemi di raccolta e riciclaggio, lo smaltimento improprio di batterie e accumulatori usati contribuisca per oltre il 42% alla relativa presenza nei RSU.

E’ segnatamente il ruolo di questo metallo a destare particolare preoccupazione: pur essendo da molti anni al centro di una strategia comunitaria volta alla sua progressiva eliminazione dalle applicazioni civili ed industriali (rappresentate da accumulatori, pigmenti, rivestimenti, stabilizzatori e leghe), è proprio nella fabbricazione di accumulatori che le sue peculiari caratteristiche di efficiacia ed economicità lo rendono difficilmente sostituibile.

E’ così che la crescita dei consumi di batterie Ni-Cd fatta registrare sino agli ultimi anni ’90, congiunta con le caratteristiche di lunghissima durata che contraddistinguono questo prodotto (5-10 anni) e tenuto conto dell’esistenza di un significativo “hoarding effect” (ritardo con cui l’utilizzatore si libera del prodotto esausto) fanno realisticamente prevedere negli anni a venire una significativa crescita della presenza di pile nichel-cadmio nei Rifiuti Solidi Urbani.

Si stima infatti che, in assenza di interventi normativi sul fronte della raccolta differenziata, il livello di cadmio nei RSU dipendente da batterie Ni-Cd potrebbe diventare entro il 2030 da 4 a 15 volte il livello attuale, previsione che delinea uno scenario tale da imporre un ripensamento delle attuali normative.

Lo strumento legislativo a disciplina del settore, rappresentato dalla direttiva 91/157/CEE, ha infatti mostrato negli anni i propri limiti: a causa di un il campo di applicazione focalizzato su di una ristretta tipologia di batterie e accumulatori ed in virtù della palese inefficacia di un modello di raccolta differenziata indirizzato solo verso i prodotti contenenti metalli pesanti, questa normativa si è dimostrata incapace a sottrarre quote significative di pile esauste all’immissione nei RSU.

Questa constatazione, congiunta con le stime di rapida crescita del contenuto batterie Ni-Cd nei RSU e con la necessità di armonizzazione legislativa con la direttiva 2002/96/CE sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, la direttiva 2002/95/CE sulla restrizione dell'uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche e la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, hanno fatto emergere in tutta la sua importanza l’esigenza della revisione di questa normativa.

E’ così che nel novembre del 2003 la Commissione Europea elaborò una proposta di direttiva destinata a sostituire quella in vigore, avviando un iter valutativo/negoziale che è risultato molto lungo, difficoltoso e capace di mettere in luce posizioni a volte molto distanti tra gli attori istituzionali coinvolti nel processo decisionale.

Non senza difficoltà, il compromesso è stato raggiunto nel luglio 2006 quando il Parlamento Europeo prima, ed il Consiglio successivamente, hanno approvato un testo condiviso, elaborato dal Comitato di Conciliazione, le cui disposizioni andranno a disciplinare il settore a partire dal 2008.

Tra i numerosi provvedimenti contenuti nella nuova direttiva, per molti aspetti profondamente innovativa, spiccano il divieto di commercializzazione di batterie e accumulatori contenenti più dello 0,0005% (5 ppm) di mercurio e più dello 0,002% (20 ppm) di cadmio, l’introduzione di obbiettivi vincolanti di raccolta differenziata, la previsione di efficienze minime nei procedimenti di riciclaggio dei materiali contenuti in batterie e accumulatori.

Il raggiungimento dell’accordo è stato salutato con estremo favore nelle sedi istituzionali, tanto che il Commissario per l’Ambiente Stavros DIMAS ha così commentato: “E’ giunto il momento di mettere in pratica i contenuti della nuova direttiva sulle batterie. Quanto più rapidamente iniziamo a raccogliere e riciclare le batterie, tanto meglio è per l’ambiente”.

Tratto da:
“Batterie e accumulatori usati: il problema ambientale e le nuove prospettive delineate dalla revisione della direttiva 91/157/CEE”
tesi di laurea di Massimo Riga (1), discussa presso l’Università degli Studi di Udine.
L’elaborato è disponibile in forma integrale su
www.tesionline.it (chiave di ricerca “batterie”).
Contatti:
massimoriga@libero.it

(1)
Dottore in Scienze Agrarie,
Dottore in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura.

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