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domenica 24 maggio 2009

PERCHE' MORIRONO GLI OTTO LAVORATORI DELLA TYSSEN KRUPP?

 

LA THYSSEN-KRUPP E LE VERITÀ NASCOSTE…

di Rossella Leone

Riporto si seguito un documento raccapricciante, riguardante una storia che ha fatto molto scalpore, tale documento, però, è oggetto di tentativi di insabbiamento vari, infatti, è stata rifiutata la sua pubblicazione da parte di quasi tutti gli organi di stampa ai quali è stato spedito.
Procediamo con ordine, però, facendo un piccolo resoconto della vicenda che ha portato alla redazione del documento stesso, e soffermandoci sui motivi per cui non si vuole rendere pubblico il documento stesso. Il 6 dicembre del 2007, sulla linea di ricottura e decapaggio dello stabilimento Thyssen-Krupp di Torino, è scoppiato un incendio che ha causato la morte di sette lavoratori e il grave ferimento di un altro. Dalle prime indagini, si è immediatamente appurato che la causa della tragedia che ha distrutto la vita di 8 famiglie, è stata la mancanza di sistemi di sicurezza adeguati a scongiurare il propagarsi di un incendio, e nell'eventualità in cui si fosse sviluppato, di domarlo senza tragiche conseguenze, i sistemi di sicurezza automatici che segnalavano la presenza di carta spuria, infatti, erano stati disattivati, mancava totalmente il sistema di rilevazione incendi, e gli estintori erano tutti scarichi, o comunque inutilizzabili, per cui la morte degli operai è stata inevitabile, date le condizioni in cui lavoravano. Dopo questo breve resoconto, passiamo ad una sintesi della relazione, depositata il 28 aprile scorso, stilata dal prof. ing. Massimo Zucchetti, ordinario di "sicurezza e analisi di rischio" presso il Politecnico di Torino, nominato consulente tecnico di parte civile nel procedimento penale in corso, E' sconcertante che non vi sia quasi traccia di questa relazione sulla stampa.


"Da quanto riportato dai fatti e dalle testimonianze si può riassumere quanto segue:


- La linea 5 funzionava in perenne palese violazione delle norme di sicurezza relative agli impianti a rischio di incidente rilevante, in quanto – ad esempio – in costante presenza di olio sul fondo dell'impianto, di residui di carta oleati ovunque, di fiamme libere e piccoli incendi praticamente costanti, in mancanza di squadre antincendio addestrate, con gli estintori scarichi, eccetera.
- La linea 5 funzionava oltre i normali regimi per sopperire a richieste pressanti di produzione non ottemperabili dal solo stabilimento di Terni. Gli operai erano costretti a turni straordinari massacranti.
- La linea 5 presentava evidenti malfunzionamenti dovuti ad usura e scarsa manutenzione, primo tra tutti le perdite di olio, e i frequenti guasti di tipo elettrico e meccanico.

- I vigili del fuoco, gli addetti ai gruppi di lavoro sulla sicurezza, i periti dell'assicurazione avevano ripetutamente raccomandato nel recente passato l'adozione di un sistema automatico di spegnimento per la linea 5, in conformità a quanto previsto per impianti soggetti a rischio rilevante di incendio come quello in esame. Questa raccomandazione, adottata per analoghi impianti presso altri stabilimenti della ditta, era stata disattesa e posposta, in quanto la linea stava per essere chiusa e trasferita a Terni entro breve.

- La manutenzione sulla Linea 5 era insufficiente ed era peggiorata nell'ultimo periodo, in vista della prospettata chiusura entro breve tempo. Le squadre di manutenzione si erano ridotte e le frequenze degli interventi riguardavano per lo più la riparazione di guasti. Ancora, la sostituzione di alcuni pezzi meccanici non avveniva con il montaggio di pezzi nuovi ma con recuperi da altre linee o spostamenti sulla linea stessa.

- Le squadre di sicurezza e antincendio erano insufficienti o inesistenti, erano costitute da personale che non aveva completato (in nessun caso, neppure una persona) l'addestramento antincendio previsto dalla legge. Le procedure di emergenza e antincendio erano carenti e l'intero apparato di sicurezza al riguardo era in patente violazione con le prescrizioni di legge.
- Gli operai della linea 5 dovevano frequentissimamente intervenire con estintori manuali per spegnere incendi che continuamente si formavano sulla linea, senza sospendere la produzione, in violazione con il loro mansionario e le procedure.

- In caso di incendio di "grave entità" la procedura prevedeva non già l'immediato appello dei VVFF, ma la composizione di un numero di telefono per la chiamata della squadra antincendio, peraltro inadeguata in quanto non formata con appositi corsi completi e sprovvista di mezzi adeguati di spegnimento.


- Non vi era alcuna prescrizione o specifica scritta o procedurale che indicasse quando un incendio era di "grave entità". Le indicazioni dell'azienda erano di provare a spegnere con ogni mezzo l'incendio da parte degli operai con gli estintori prima di dare l'allarme.
- Era fortemente radicato il concetto per cui si doveva sopperire a qualsiasi problema evitando di interrompere la produzione. I pulsanti di emergenza non dovevano mai venire azionati per evitare la interruzione della produzione. Gli operai avevano ricevuto espresse indicazioni al riguardo dall'azienda. Emerge chiaramente, anche dall'analisi di alcuni incidenti, che vi era la indicazione generalizzata ad affrontare situazioni di rischio particolarmente elevato in modo autonomo e non in ottemperanza alle misure di sicurezza, che non erano state comunicate ai lavoratori.
- Il pulsante di emergenza non toglie l'alimentazione elettrica alla pompa oleodinamica , quindi l'olio rimane sempre in pressione fino ai banchi valvole anche in caso di attivazione dei pulsanti di emergenza. Anche la pressione di questi pulsanti, fortemente sconsigliata dall'azienda per non interrompere la produzione, non avrebbe evitato comunque l'incendio e l'incidente.
- I sistemi individuali di spegnimento (estintori) erano al momento dell'incidente per la maggior parte scarichi o inutilizzabili.

- Nessuno dei presenti all'incidente aveva ricevuto alcuna formazione specifica sul tipo di intervento da effettuare e sulle procedure da seguire in caso di un incendio di tale entità.
- Si erano verificati nel recente passato eventi incidentali analoghi presso altri stabilimenti dell'azienda, senza che nessun rimedio venisse adottato a seguito di questi incidenti sulla linea 5.
- Alcuni sistemi di sicurezza automatici che segnalavano la presenza di carta spuria (costituente grave pericolo) nell'impianto a seguito di malfunzionamento erano al momento dell'incidente esclusi manualmente o addirittura guasti, in palese contrasto con le norme di sicurezza.
- Nel luogo ove si è verificato l'incendio non vi era sistema automatico di rilevazione incendi
In ultima analisi, lo scrivente si stupisce come l'evento incidentale che ha causato la morte dei sette operai si sia verificato con tale ritardo, viste le condizioni in cui funzionava l'impianto, ovvero in palese violazione con ogni norma di sicurezza. Tutto quanto era umanamente possibile per rendere probabilissimo il disastro era stato fatto o omesso dall'azienda con incredibile e costante pervicacia. Una volta partito, la dinamica dell'evento incidentale è stata inevitabile, dati gli strumenti e la formazione dati agli operai a quali nulla si può imputare se non l'aver accettato, per non perdere il posto di lavoro, di lavorare in un impianto in simili condizioni."

Dalla relazione, si evince chiaramente che le condizioni in cui gli operai della Thyssen-Krupp lavoravano erano tali da rendere inevitabile il disastro, mancavano tutti i sistemi di sicurezza, e i controlli necessari a far sì che i lavoratori operassero in completa sicurezza, e ciò è scandaloso. In Italia, gli operai che ogni giorno perdono la vita o comunque rimangono gravemente feriti sul posto di lavoro sono circa 5, quindi circa 2'000 persone l'anno rimangono vittime di incidenti sul lavoro, che potrebbero essere tranquillamente evitati, se le aziende provvedessero a dotare i propri impianti dei dispositivi di sicurezza previsti dalla legge, e che fornissero ai lavoratori adeguati DPI (dispositivi di protezione individuali) che li proteggessero da incidenti. Non basta, però, dare la colpa alle sole aziende, anche gli organi di controllo hanno la propria parte di responsabilità, infatti, se vi fossero dei controlli più frequenti e capillari, e la non ottemperanza alle leggi in materia di sicurezza del lavoro venisse sanzionata aspramente, si può dire che una buona metà di questi incidenti potrebbe essere evitata. Per non parlare delle mancate denunce da parte degli operai, che pur di non perdere il posto di lavoro, soprattutto in questo periodo di crisi, accettano di lavorare in condizioni di sicurezza precaria o assente, e l'incidente alla Thyssen-Krupp ne è l'esempio lampante, espondendosi così a rischi anche mortali.



 
 
Raffaele Pirozzi direttore giornaleonline"www.notiziesindacali.com"

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