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mercoledì 26 settembre 2012

Congresso Nazionale Chirurgia: Tumore al colon-retto, le nuove frontiere del trattamento chirurgico in laparoscopia


Oggi a Roma, nell’ambito del Primo Congresso Nazionale della Chirurgia Italiana un gruppo di validi esponenti del mondo scientifico ha dato vita alla Tavola Rotonda “Chirurgia laparoscopica del tumore al colon-retto: un contributo multidisciplinare di costo efficacia”. Un incontro tra i principali esperti italiani nella prevenzione e nella cura del tumore al colon-retto, la patologia responsabile del decesso di circa 20.000 italiani ogni anno. L’approccio chirurgico in laparoscopia, quando appropriatamente selezionato, è in grado di garantire un miglioramento della qualità della vita del paziente e un risparmio in termini di costi sanitari. Le esperienze di Udine e Modena.

Ogni anno in Italia 38.000 persone si ammalano di tumore al colon-retto, patologia che rappresenta la seconda neoplasia più diffusa nella popolazione femminile dopo il carcinoma della mammella – sono 17.000 le nuove pazienti ogni anno – e la terza per gli uomini dopo i tumori della prostata e del polmone, con 21.000 nuovi casi ogni dodici mesi.
Un fenomeno ancora più allarmante se analizzato alla luce del tasso di mortalità: ogni anno nel nostro Paese sono circa 20.000 i pazienti che perdono la vita a causa del tumore al colon-retto e, tra questi, 10.500 risultano di sesso maschile e 9.500 di sesso femminile.

Ad aggravare ulteriormente questo preoccupante scenario sono le previsioni emerse da alcuni recenti studi, secondo cui nei prossimi anni si riscontrerà in Italia un netto aumento del numero di persone che contrarranno la patologia: già a partire dal 2020, infatti, coloro che verranno colpiti dal tumore al colon-retto saranno più di 45.000 ogni anno, un significativo incremento dovuto principalmente all’aumento di alcuni fattori di rischio quali l’invecchiamento della popolazione, le cattive abitudini alimentari e l’eccessivo consumo di alcool e tabacco.
“Le statistiche dimostrano come l’età media della popolazione colpita in Italia sia in costante aumento”, afferma il Prof. Massimo Federico, Direttore della Cattedra di Oncologia Medica II presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. “Ad esempio, in provincia di Modena, l’incidenza sulla popolazione di persone con oltre 65 anni era del 17 per cento nel 1988, del 21 per cento nel 2006 e si stima che abbia raggiunto il 22 per cento nel 2011”.
I dati emersi nel nostro Paese sono in linea con l’elevata diffusione che si registra a livello globale: ogni anno 1.200.000 persone nel mondo vengono colpite da questa neoplasia mentre, in termini di decessi, il tumore al colon-retto è responsabile di circa l’8 per cento della mortalità oncologica nel mondo, con oltre 600.000 pazienti che perdono la vita ogni anno.

Oggi a Roma, nell’ambito del Primo Congresso Nazionale della Chirurgia Italiana, per contrastare questa crescente patologia, un gruppo di esperti si è confrontato nella Tavola Rotonda ”Chirurgia laparoscopica del tumore al colon-retto: un contributo multidisciplinare di costo efficacia”, durante la quale sono stati affrontati e approfonditi i principali aspetti relativi all’approccio più efficace per la cura delle neoplasie colo-rettali, con particolare riferimento alla chirurgia laparoscopica.

Secondo quanto emerso nel corso dell’incontro, quest’approccio mini invasivo rappresenta una valida alternativa rispetto alle altre terapie chirurgiche previste per l’asportazione di tumori localizzati in determinate zone del colon. Rispetto a un intervento tradizionale, infatti, questa tecnica consente una riabilitazione in tempi brevi, con meno complicanze post-operatorie.

Nello specifico, il paziente sottoposto a un’operazione di chirurgia laparoscopica può beneficiare di un significativo miglioramento della qualità della vita grazie a una serie di caratteristiche tipiche di quest’approccio, tra le quali: una ferita meno estesa e una conseguente diminuzione del dolore post-operatorio, una riduzione dei traumi della zona intestinale e un miglior risultato estetico dovuto all’assenza di grandi cicatrici.

L’insieme di queste peculiarità, oltre a garantire una veloce degenza e un rapido recupero da parte del paziente, permette un significativo risparmio in termini economici a vantaggio delle strutture ospedaliere.
Il rapido decorso post-operatorio, oltre al minor rischio di infezioni, riduce i tempi di ospedalizzazione, consentendo tra l’altro un migliore utilizzo delle risorse ospedaliere di cui dispone il Sistema Sanitario Nazionale.
“Tra le varie tecniche di cura previste per il trattamento del tumore al colon-retto, l’intervento chirurgico costituisce il primo, fondamentale, passo terapeutico”, commenta il Dottor Gianluigi Melotti, Presidente della Società Italiana di Chirurgia. “L’obiettivo dell’incontro odierno è quello di analizzare l’aspetto dell’attuale utilizzazione e diffusione della chirurgia laparoscopica del colon-retto in Italia, in modo da valutare le modalità più appropriate per garantire la promozione di tale approccio nella più ampia forma possibile, estendendolo a tutti i pazienti che potranno così giovarsi dei suoi molteplici vantaggi”.
Uno studio condotto di recente presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Maria della Misericordia di Udine ha dimostrato come, negli ultimi anni, il trattamento laparoscopico sia utilizzato con più frequenza rispetto al passato. La valorizzazione di tale approccio terapeutico, oltre a offrire dei benefici in termini di qualità della vita, ha contribuito a favorire il miglioramento e l’acquisizione di nuove competenze tecniche da parte dei chirurghi.
“I risultati emersi dalla ricerca condotta presso la struttura friuliana dimostrano quanto la chirurgia laparoscopica stia diventando un importante strumento, per il chirurgo, nella gestione del paziente affetto da tumore al colon-retto”, spiega il Dottor Carlo Favaretti, Presidente della SIHTA (Società Italiana di Health Technology Assessment) e Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Santa Maria della Misericordia” di Udine. “Dal 2000 al 2008, infatti, l’utilizzo della tecnica mini invasiva è passata da circa il 40% a ben il 72% del totale degli interventi, contribuendo in maniera determinante anche alla formazione del personale chirurgico. Basti pensare che nel 2004 il tempo medio di esecuzione delle operazioni in laparoscopia era di 182 minuti, contro i soli 102 registrati nel 2011”.
Il documento presentato oggi dal gruppo multidisciplinare di esperti, dal titolo “Il trattamento chirurgico mini invasivo del tumore al colon-retto: stato dell’arte e interventi necessari per la promozione e la diffusione di percorsi diagnostico terapeutici di gestione globale e integrata del paziente”, rappresenta una tappa importante per approfondire i benefici clinici ed economici derivanti dall’adozione della tecnica chirurgica mini invasiva.
In tale documento sono riportate interessanti case histories, tra cui quella realizzata in Italia nel 2011 presso l’Azienda Ospedaliera di Modena su un campione di pazienti trattati per resezione colo-rettale. L’indagine ha messo in evidenza, ancora una volta, le differenze dei costi tra l’intervento tradizionale e quello laparoscopico a favore di quest’ultimo, suggerendo ulteriori approfondimenti in tal senso.
“I dati emersi dal progetto pilota promosso dalla struttura modenese – conclude il Dottor Gianluigi Melotti, Presidente della Società Italiana di Chirurgia – hanno permesso di confermare che le spese associate ai due diversi approcci chirurgici sono sensibilmente diverse. Il costo medio di produzione del trattamento laparoscopico è risultato, infatti, nettamente inferiore rispetto al classico approccio chirurgico. Ecco, in sintesi, i primi dati emersi dal progetto pilota di Modena: il costo medio di produzione del trattamento laparoscopico è risultato pari a € 8.675 per il colon e € 9.091 per il retto; per la tecnica laparotomica, invece, il costo medio rilevato è stato pari a € 9.815 e € 14.987, rispettivamente per il colon e il retto”.

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